1105 l'iscrizione del Santo Sepolcro

1105, maggio 26
Testo dell’iscrizione nella basilica del Santo Sepolcro per ricordare i privilegi accordati ai genovesi da re Baldovino.

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Manoscritto membranaceo, mm 475 x 315, cc. 474. Testo a piena pagina, rubriche in rosso. Legatura dell’inizio del XIX secolo in pelle. AS Ge, Manoscritti membranacei, LXXXVI, c. 228v. Bibliografia: Liber iurium, I, 1854, n. 9; Codice diplomatico 1936-1942, I, n. 18; Mayer-Favreau 1976, pp. 22-39; Kedar 1986; I Libri Iurium 1992-2002, I/1, n. 59; Rovere 1996; Genova. Tesori 2016, pp. 68-69.

A perenne ricordo delle loro imprese in Terrasanta, i genovesi fecero porre sull’architrave dell’altare del Santo Sepolcro la scritta, a lettere d’oro, Praepotens Ianuense praesidium, e un’epigrafe che elencava i privilegi ricevuti fin dalla loro partecipazione in primo exercitu francorum nelle principali città della Terrasanta: Gerusalemme, Antiochia, Laodicea e Tortosa, Solino e Gibello, Cesarea, Arsuf e Acri. Rimossa per ordine del re Amalrico, l’epigrafe non fu mai ripristinata, nonostante le richieste rivolte tra il 1167 ed il 1179 da papa Alessandro III al sovrano, al suo successore Baldovino IV e al patriarca di Gerusalemme in sostegno dei diritti dei genovesi. Il suo testo ci è pervenuto attraverso la trascrizione riportata nei Libri Iurium.
Fin dal 1146, grazie a un lodo consolare, e negli anni successivi, anche attraverso gli Annali di Caffaro, abbiamo notizia di un registrum Comunis, un’antica raccolta ufficiale di documenti relativi al Comune di Genova che si sviluppò fino ai primi decenni del XIII secolo. Da un’annotazione di Iacopo Doria, archivista e annalista del Comune, sappiamo dell’esistenza di altri registri, definiti parvi per le loro piccole dimensioni ma composti da alcune centinaia di carte. Nel 1229, su iniziativa del podestà Iacopo Baldovini, giurista bolognese, venne avviata la redazione di un corpus della documentazione di maggior interesse relativa alle relazioni estere, la cui stesura proseguì fino al 1250. Del Liber del 1229, successivamente andato perduto, venne eseguita, su mandato del 1253 del podestà Enrico Confalonieri, una copia che andò a comprendere anche i documenti pubblici considerati di maggior rilievo, già raccolti in pluribus voluminibus registrorum. E’ questo il più antico rimastoci degli Iurium, il cosiddetto Vetustior, aggiornato fino al 1295. Nel 1267 il podestà Guidoto de Rodobio diede mandato di eseguire una copia del Vetustior; il manoscritto, in seguito arricchito dall’indice e dalle annotazioni di mano di Iacopo Doria, è ora noto come volume Settimo. Nel 1301, a seguito della scomparsa di Vetustior (ritrovato anni più tardi) nel corso dei tumulti del 1296, il podestà diede disposizione di eseguire una copia del Settimo; il notaio incaricato, Rolandino de Riccardo, utilizzò anche altri codici, tra cui quello del XII secolo ed il liber del 1229, e realizzò le due raccolte documentarie più ricche, note come Duplicatum e Liber A.
La compilazione dei Libri Iurium continuò fino al XVII secolo. Nel 1808 la serie ufficiale, composta da nove registri, fu portata a Parigi per ordine di Napoleone e depositata al Ministero degli Esteri. Nel 1812 la stessa sorte toccò a Duplicatum, che fu depositato nell’Archivio imperiale e da qui inviato, nel 1816, agli Archivi del Regno di Sardegna, per tornare a Genova solo nel 1866. I Libri A (la copia del Settimo, eseguita da Rolandino de Riccardo) e B (copia semplice del secondo codice della serie ufficiale), scomparsi dall’Archivio di Genova in epoca imprecisata, riapparvero sul mercato antiquario e vennero acquistati dal marchese Massimiliano Spinola, che li donò alla Biblioteca Universitaria di Genova. Sui Libri A e B e su Duplicatum si basò l’edizione dei Libri Iurium degli anni 1854-1857 in Historiae Patriae Monumenta. La serie ufficiale dei Libri Iurium, rintracciata negli Archives des Affaires Etrangères da Henri Harrisse nel 1879, è stata restituita a Genova solo nel 1952, dopo la consegna alla Francia degli archivi della Savoia e degli altri territori ceduti ai francesi a seguito della seconda guerra mondiale.
Alcuni dei documenti più importanti per la storia di Genova sono conservati solo attraverso le copie autentiche contenute nei Libri Iurium: tra questi, i più antichi lodi consolari (XII sec.), la concessione del diritto di battere moneta (1138), l’accordo con Federico Barbarossa (1162), il trattato con il sultano d’Egitto (1290).

G.O.