Le spoliazioni napoleoniche

La fondazione degli archivi imperiali voluta da Bonaparte a Parigi è all’origine della sistematica spoliazione degli archivi dei territori annessi all’impero francese. La maggior parte dei fondi relativi alla politica interna ed estera del governo genovese prende la volta di Parigi nel 1812; una parte, reputata di maggiore interesse, costituita dal contenuto di due armadi eloquentemente intitolati Iurium et legum e Contractuum et chronicorum, era già stata sottratta nel 1808, non per andare a costituire una sezione degli Archivi imperiali, ma per accrescere quello del Ministero degli affari esteri.

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Dopo la caduta di Napoleone Genova e la Liguria perdono definitivamente la sovranità, trasferita al Regno di Sardegna secondo quanto stabilito al Congresso di Vienna. Quando si avviano le trattative per la restituzione degli archivi regi, i piemontesi provvedono anche al recupero di gran parte delle carte genovesi che nel 1816 vengono inviate a Torino, per essere infine restituite a Genova tra il 1865 e il 1867.

A Torino rimane per circa mezzo secolo il materiale spedito in Francia nel 1812, mentre quello sottratto nel 1808, non individuato dagli emissari piemontesi, resta negletto in un Fond Génois presso il Ministero degli esteri, in attesa che nel 1879 l'americanista Henri Harrisse, alla ricerca di una copia allora deperdita del Codice dei privilegi di Cristoforo Colombo, vi si imbatta e, resosi conto della rilevanza del materiale, ne dia subito notizia ad un suo corrispondente genovese, l'archivista Cornelio Desimoni, che, recatosi in loco per studiare la documentazione, pone le basi per la sua restituzione. A causa delle resistenze francesi, questa avviene solo dopo la seconda guerra mondiale, quando, stabilito a margine dei trattati di pace il rispetto di un principio di pertinenza territoriale degli archivi, non sarà più possibile alle autorità d'Oltralpe negarla. Dopo il loro rientro a Genova questi preziosi codici vengono indicati con una denominazione (Manoscritti restituiti dalla Francia) del tutto incapace di comunicare l'effettiva natura del materiale, così vicino al cuore dell'archivio del governo, limitandosi invece a richiamare le ultime fasi della travagliata vicenda conservativa.

Il fregio in oro degli Archives des Affaires Etrangères sul piatto anteriore dei Manoscritti rientrati dalla Francia, Serie verde.

Molti codici non sono mai stati restituiti. A oggi non sono state ancora svolte ricerche approfondite – che richiederebbero la verifica della provenienza delle unità dalle schede degli archivi e biblioteche francesi – per verificarne con precisione il numero. Possiamo segnalare almeno le mancanze più gravi:

1) Annales genuenses di Caffaro e continuatori (Secoli XII-XIII)
Manoscritto membranaceo, mm 335 × 235, cc. 186
Parigi, Bibliothèque nationale de France, lat. 10136

Questo codice è in assoluto il più importante per la storia di Genova nel periodo comunale e quello di cui è più difficile ricostruire il percorso che lo ha condotto lontano dall’archivio governativo. La sua redazione su pergamena fu decretata nel 1152 dai consoli insieme con l’obbligo che venisse conservato nell’Archivio governativo: “E poi Caffaro presentò questo scritto nel Consiglio ai consoli di allora, Tanclerio, Rubaldo Bisaccia e Ansaldo Spinola. E questi consoli, con il consenso del Consiglio, ordinarono a Guglielmo di Colomba, pubblico scrivano, che trascrivesse il libro che Caffaro aveva composto e lo ponesse nell’Archivio del Comune, perché in ogni tempo si conoscessero le vittorie dei genovesi: come partissero per Cesarea nel 1100; come ritornassero nel 1101”.

Il manoscritto è composto di varie parti e scritto da mani diverse, quelle degli scribi ai quali è stata affidata la trascrizione dei contributi dei diversi autori. Si tratta infatti del codice "autentico", l’esemplare ufficiale della cronica communis Ianuensis, custodito nell’archivio del Comune insieme con gli atti più importanti delle istituzioni cittadine. In esso furono trascritte nel 1294 due operette ritrovate da Iacopo Doria, ultimo continuatore degli Annali: lo scritto di Caffaro sulla liberazione delle città d’Oriente e la Brevis historia del Regno crociato di Gerusalemme.
Il codice riporta, oltre alla raffigurazione di Caffaro e del notaio Macobrio, numerose figurine tracciate nei margini e, in corrispondenza del testo degli Annali di Ottobono scriba (anni 1174-1196), vere e proprie miniature, celebrative della magistratura del podestà e delle vicende cittadine, visibilmente ispirate a modelli bizantini.

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Annales genuenses: Iacopo Mainerio, podestà e console di Genova nel 1195, in mezzo ai consoli di giustizia. BNF lat. 10136, c. 113r.

Il codice "autentico", conservato nell’archivio del Comune genovese, ne fu sottratto in epoca ignota, forse già sul finire del XIV secolo, quando Giorgio Stella compilò la sua epitome degli Annali servendosi di una sua copia conservata nell’Archivio governativo (Codice A, primi del XIV secolo). Il codice "autentico" non era sicuramente più reperibile nel 1589. Passato forse in Lombardia, dove sembra essere stato utilizzato dall’umanista Tristano Calco (fine XV secolo), il codice giunse per vie sconosciute a Torino, da dove fu asportato durante l’occupazione francese, pervenendo alla Biblioteca nazionale di Parigi il 2 Aprile 1799.

In Francia il codice è stato sottoposto a nuova rilegatura, in occasione della quale le sue dimensioni sono state ridotte rifilandone i margini, fino a rovinare parte della decorazione. La stessa sorte è stata inflitta al Codice A e agli altri Manoscritti rientrati dalla Francia, Serie verde.

2) 1.° Chronicon vetus de Janua, editum per Cafarum, Januensem, et eo defuncto per alios ; incipit ab anno 1100. et desinit in anno 1293. — 2.° Georgii Stellae de gestis Januensibus libri duo, ab originibus urbis ad annum 1420. quod quidem chronicum ad annum 1435. à Joanne Stella, Cancellario Reipublicae, et Georgii fratre, productum est (sec. XV).
Parigi, Bibliothèque nationale de France, lat. 5899-5900.
Manoscritto autografo della Cronaca di Giovanni Stella.
http://www.europeana.eu/eu/item/9200365/BibliographicResource_2000092786754

3) Liber Gazarie
Parigi, Ministero della Marina.
Nel 1340 il doge Simone Boccanegra fece raccogliere in un unico corpus le norme emanate dalla magistratura denominata Officium Gazarie, che diventarono una delle principali fonti del diritto marittimo medievale. Il Liber Gazarie stabiliva misure, capacità di carico (bordo libero), armamento di bordo, equipaggio delle imbarcazioni; obblighi del capitano; disposizioni sulla navigazione in carovana lungo le rotte d’Oriente e d’Occidente; norme per l’organizzazione ed il governo delle colonie nell’Egeo e nel mar Nero. Il Liber disciplinava anche la navigazione nell’Atlantico, il blocco commerciale nei confronti dell’Egitto (Devetum Alexandrie) e il commercio con la Persia, nel periodo in cui il declino dell’impero mongolo e le prime avvisaglie della grande peste nera si avviano a chiudere la Via della Seta ai mercanti occidentali.
L’esemplare conservato a Parigi dovrebbe essere una copia, forse aggiornata, dell’exemplar conservato presso l’Archivio di Stato di Genova (Manoscritti membranacei, III).

4) Volumen magnum capitulorum civitatis Ianue (sec. XV).
Si tratta dell’unico esemplare a oggi identificato degli Statuti di Genova nella redazione del 1403-1406.
Parigi, Archives du Ministere des Affaires Etrangères, Mémoires et Documents, Gênes 15 e 16.

5) Codice dei privilegi di Cristoforo Colombo (sec. XVI)
Parigi, Ministero della Marina?
Nel 1502, alla vigilia della partenza per il suo quarto e ultimo viaggio, Cristoforo Colombo volle salvaguardare tutti i documenti che attestavano i suoi diritti, facendoli raccogliere da un notaio in un unico registro, il Codice dei Privilegi. Per essere certo della sua conservazione ne fece realizzare quattro copie: una fu inviata a Santo Domingo; una fu custodita presso il monastero di Las Cuevas da frate Gaspare Gorricio, di origine italiana, confidente e guida spirituale del grande navigatore; le ultime due furono affidate a Francesco Rivarola, un mercante genovese che aveva fatto fortuna commerciando con le Canarie, che le consegnò a Nicolò Oderico, ambasciatore genovese in Spagna. I discendenti di Nicolò Oderico custodirono le due copie del Codice dei Privilegi fino al 1670, quando ne fecero dono alla Repubblica. Nel 1808 solo uno dei due esemplari fu rintracciato nell’Archivio di Genova; portato a Parigi, non è mai stato restituito.

6) Homiliae et orationes, sec. XIV-XV, in lingua genovese.
Parigi, Bibliothèque nationale de France, Ms. Italien 112.
https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b52504545h/f1.item

Alla spoliazione sistematica di archivi e biblioteche si è accompagnato il saccheggio delle opere d’arte italiane, delle quali si può invece fare un calcolo ben più preciso. Ricordiamo in questa sede una delle vittime più illustri:

Paolo Veronese, Nozze di Cana, 1563. Asportato nel 1797 dal refettorio del convento di San Giorgio Maggiore (Venezia), è oggi al Museo del Louvre di Parigi.
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Paolo_Veronese_008.jpg

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